Alessandro Grande porta avanti anche con il suo Regina, presentato al 38° Torino Film Festival, il dramma familiare. Tema già trattato con il suo cortometraggio Bismillah, nel quale Samira una bambina tunisina di 10 anni che vive illegalmente in Italia con suo padre e suo fratello che di anni ne ha 17, una notte si troverà ad affrontare da sola un problema più grande di lei.
Anche nella sua opera prima il regista calabrese quindi, prosegue questo filone analizzando un rapporto padre/figlia disturbato da un evento tragico che lo metterà a dura prova. Regina ha 15 anni e sogna di fare la cantante.
A supportarla c’è suo padre Luigi, lui è tutta la sua famiglia, dato che Regina ha perso la madre anni prima e Luigi proprio per lei ha rinunciato alla sua carriera musicale. Il loro è un legame fortissimo, indissolubile. Almeno fino a quando un giorno, un incidente cambierà le loro vite. Leggi la recensione del film Regina su Madmass.
Il David Di Donatello con Bismillah
Alessandro Grande con Bismillah ottiene la consacrazione nel genere del film breve dopo un’esperienza decennale. Un’avventura iniziata nel lontano 2010, quando realizza “In my prison”, presentato all’interno del Roma Fiction Fest e vincitore di oltre 40 premi nel Mondo, tra i quali l’Amnesty International.
Nel 2013 scrive e dirige l’opera Margerita, che gli vale la candidatura ai Nastri d’Argento e oltre 80 premi vinti nei maggiori festival internazionali. Nel 2018, realizza invece il lavoro che lo consacra ufficialmente nel mondo, vincendo il David di Donatello e rappresentando l’Accademia del Cinema Italiano agli Oscar 2019.
Questo film breve racconta un dramma familiare, inserito in un contesto in cui l’immigrazione viene vista e trattata in modo non convenzionale. Alessandro Grande si rifà ai fatti avvenuti in Italia nel 2011, anno in cui l’Italia ha registrato il maggior numero di immigrati clandestini nella sua storia, circa 12 mila. Realizza un film potente e apprezzato da tutta la critica all’unanimità.
Film Regina: l’esordio nel lungometraggio
Dopo un’esperienza di oltre dieci anni nel cinema breve e in particolare nel cortometraggio, Alessandro Grande scrive e realizza Regina, film di 82 minuti che indaga sul dramma familiare attraverso un rapporto padre figlia. Grande utilizza tutti gli strumenti che più lo contraddistinguono e che ha potuto mettere a punto con i suoi lavori precedenti.
Una regia essenziale, fatta di pianisequenza, nei quali lo spettatore vive a stretto contatto le emozioni dei protagonisti e al completo servizio degli attori. Non sono i movimenti di macchina che sottolineano l’estro del regista, ma come vengono utilizzati per raccontarci i personaggi e la loro quotidianità.
Un altro aspetto molto importante in questo film è il linguaggio e la drammaturgia, semplice, lineare, dove non mancano però alcuni spunti potenti a livello di originalità. Specialmente in una seconda parte, dove il film raggiunge la sua massima espressione concettuale e metaforica. Fondamentale perdersi per poi ritrovarsi, il modo avviene in maniera inaspettata e sorprendente.
Grande si dimostra un regista attento e sensibile, uno dei nuovi autori emergenti che sta tentando di ritagliarsi un suo spazio e per questo da tenere d’occhio per il futuro.